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Tell me I'm Pretty

  • Immagine del redattore: Il Dislessico
    Il Dislessico
  • 2 giu 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Di Anna Perilli

Dopo una lunga attesa durata più di due anni, nel 2015, i Cage the Elephant pubblicano finalmente il loro quarto e innovativo album: “Tell Me I’m Pretty”.

Sfida piuttosto ardua riuscire a non deludere un pubblico innamorato del precedente “Melophobia”, album di qualità e con collaborazioni egregie quali Alison Mosshart, frontman dei The Kills, e il sassofonista Jeff Coffin; ardua ma non impossibile per coloro che sono tra i più grandi maestri dell’indie rock attuale, per giunta aiutati dell’esperta mano di Dan Auerbach, frontman del duo statunitense The Black Keys, le cui influenze segnano un notevole punto di svolta nel percorso musicale degli ex Perfect Confusion (nome originario di una band che sembra la stessa, ma che i veri intenditori riconosceranno come più cruda, più rock).

Andando ad analizzare più nel dettaglio l’album, se “Mess Around”, primo singolo estratto, e “Cry Baby”, traccia di apertura, accennano a sonorità e atmosfere blues, nello stile di Auerbach, il susseguirsi dell’album assume tratti completamente differenti. “Sweetie Little Jean” si appropria di toni tipici degli Arctic Monkeys di “AM”; “Cold Cold Cold” ricorda un rock tipico degli anni ‘70, che fa da padrone invece in “Melophobia”; “Trouble” e “How Are You True” giocano un rock psichedelico, esattamente a metà tra Beatles e Tame Impala; “Portuguese Knife Fight” è intrisa di puro Iggy Pop, con il quale infatti proprio quest’anno hanno fatto uscire un singolo, “Broken Boy”.

Tratto fondamentale e impossibile da trascurare è la splendida, sensuale e acerba voce del frontman Matt Schultz, appassionato di musica sin da ragazzino, in particolare dei Pixies, come dopotutto si poteva immaginare.

Riassumendo, nella loro intensa e speriamo lunga carriera, Schultz e i suoi hanno toccato i generi più disparati ,tra cui anche una sorta di arrendevole country-rock con “Ain't No Rest for the Wicked” dal primo album omonimo della band.

Per i più curiosi consiglio l’ascolto approfondito dell’album trattato e di quelli citati, comprendendo anche l’ultimo uscito, “Social Crues” e raccomando i brano “Ready To Let Go”, “Goodbye” e “Tokyo Smoke”, di “Unpeeled”, un live album mozzafiato e infine di approfittarne per ascoltare il vecchio sound dei Perfect Confusion con l’omonimo e unico album.

Buon ascolto!

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