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Boris - la TV Italiana di Qualità

  • Immagine del redattore: Il Dislessico
    Il Dislessico
  • 2 giu 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Di Tommaso Stanchieri

Da qualche tempo è tornato finalmente su Netflix la serie tv Boris, scritta da Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo, dopo un lungo periodo in cui era introvabile (con costi altissimi per i dvd) e sembrava ormai essere diventata un fenomeno televisivo rimasto saldo solo nelle menti dei fortunati che erano riusciti a vederlo. La trama ruota intorno ad una bizzarra troupe che sta realizzando “Gli occhi del cuore 2”, il seguito di una fiction di bassa qualità, incredibilmente, però, vista da milioni di italiani. Già dall’incipit è evidente come la serie sia una rappresentazione satirica di un certo tipo di produzione televisiva italiana, e ad aiutare in ciò ci sono dei fantastici personaggi. Dallo sleale produttore Sergio all’attore vanitoso Stanis, dal direttore della fotografia nullafacente Duccio fino all'elettricista romano Biascica; tutti personaggi grotteschi, ma realistici, che rappresentato un lato triste del mondo dello spettacolo, ed esprimono la geniale comicità della serie. Le risate non sono principalmente date dalle battute, ma dai personaggi, che lo spettatore non deride, anzi prova simpatia per (quasi) tutti, tuttavia la loro natura li porta a dire e a fare cose totalmente assurde per lo spettatore, che non può fare altro che ridere a crepapelle per la loro caratterizzazione, incredulo che possano essere personaggi reali. La serie, inoltre, vanta di tantissime frasi e situazioni diventate ormai citazioni cult, alcune sono persino entrate nel linguaggio comune, basti pensare al termine “smarmellamento” di Duccio, diffuso ormai tra i d.o.p. per indicare una fotografia oscena. La sitcom può sembrare “solo” una grande critica nei confronti della mentalità della televisione italiana , senza dare neanche un briciolo di speranza per una televisione migliore, ma allora come ha fatto a diventare un fenomeno televisivo, considerato geniale e perfetto, e ad entrare nelle menti degli spettatori che non smettono di ridere alle sue citazioni? Il personaggio dell’attore Stanis, per sminuire e insultare qualcosa, utilizza il termine “troppo italiano”, paradossalmente, Boris può essere proprio considerata “poco italiana”. Non tanto per i personaggi o il contesto, ma per la mentalità con cui è stata fatta. In un paese come l’Italia, dove l’ironia non è ben vista e gli argomenti bisogna prenderli con le pinze, Boris non ha alcun limite nella sceneggiatura e nella sua comicità, non lasciando scampo a nessuno e rimanendo aderente alla realtà da cui prende vita. La regia, inoltre, è fresca e fortemente di qualità, dimostrando che anche in un prodotto comico televisivo non ci sia limite su come mostrare le immagini. Tutti gli attori coinvolti sono nel pieno della loro perfezione recitativa, e rappresentano perfettamente i personaggi che interpretano. Tuttavia Boris non rappresenta solo una critica spietata alla televisione, ma anzi è proprio il miglior esempio di ciò che può dare la nostra televisione, senza blocchi produttivi o scelte insulse per rispettare il gusto dell’italiano medio. La serie è un totale grido di battaglia in nome dell’arte e della tv di qualità. Questa cosa viene rappresentata soprattutto tramite i due protagonisti, che sono diametralmente opposti: il giovane stagista Alessandro, aspirante regista, e René Ferretti, regista dalle grandi potenzialità, ma costretto a usare la sua professionalità in fiction scadenti. Entrambi sono personaggi che cercano di fare la differenza, provando a credere nei loro progetti, e a renderli, per quanto possibile, dei progetti decenti, tuttavia sono inseriti in un sistema, ormai ben saldo e senza bisogno di modifiche, che li schiaccia e li sconfigge, costringendoli a sottostare al gusto mediocre degli spettatori italiani e dei produttori. Ma i creatori di Boris non hanno avuto questo condizionamento. Infatti la serie dimostra come prodotti di qualità, non solo possano essere ben accetti dal pubblico del “bel paese”, ma che quest’ultimo possa essere molto ampio, tanto da mantenere una solida fanbase dopo ben 10 anni dalla puntata finale. Ironicamente, quella qualità, che in Boris viene vista come qualcosa ormai inaccettabile e impossibile da riproporre agli italiani, è presente in ogni aspetto della serie.

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