Saluti!
- Il Dislessico
- 8 giu 2020
- Tempo di lettura: 5 min
È passato un altro anno e questa volta sono io a salutare tutte e tutti.
Mi sembra accaduta l’altro ieri quella conversazione che ebbi in terza media con l’allora direttore Pietro Forti, che mi parlava di questo giornalino chiamato Dislessico e di come l’anno dopo mi sarei potuto unire.
Tralasciando le smancerie, in questi cinque anni ho conosciuto un sacco di gente interessante e volenterosa, che si è impegnata in questo progetto non solo per poter esercitare la propria creatività, ma soprattutto per mettersi in gioco con qualcosa di veramente personale.
Questo è il grande limite della scuola e il grande valore di attività come questa: potersi confrontare con la realtà di un progetto che non va avanti senza di te, e dipende esclusivamente dal contributo che scegli liberamente di dargli.
Niente compiti o voti, niente obblighi e nessun capo, solo tu, la tua voglia di fare e la tua responsabilità, che non potrà mai essere messa alla prova finché dipenderai da qualcun altro.
L’incredibile partecipazione dei redattori in questi mesi di lockdown, oltre ad aver permesso a tutti di continuare a pubblicare e leggere articoli, ha dimostrato anche come, mentre vengono meno tutti gli altri impegni, quelli che ci diamo da soli possono anche rafforzarsi.
Sperando di aver mantenuto, nel mio piccolo, le condizioni che hanno fatto del Dislessico uno spazio di crescita, mi auguro lo stesso per tutti i redattori che mi lascio alle spalle, e a tutti loro, a tutti lettori e gli studenti dico grazie, e congratulazioni!
Lorenzo Artegiani
Costringersi a salutare il Mamiani è un esercizio interessante, quasi salutare.
Ho conti in sospeso con la mia adolescenza? Risentimenti? Nostalgie? Domande generiche, a cui non ho davvero intenzione di rispondere, non adesso almeno.
Cinque anni fa lessi il saluto di uno storico direttore del giornale, ero alla fine del mio primo anno, e lui si dichiarava “orfano” del Mamiani. L’analogia è meravigliosa, non a caso è rimasta a rimbalzarmi nella testa per mezzo decennio: il liceo è un genitore che ci abbandona? È stato mai davvero un genitore? Oppure la condizione di orfano è solo un modo di ammettere la mancata preparazione alla vita reale? Terenzio allora ci fa da genitore oppressivo, pesante, qualcosa di cui sgravarsi?
Continuo a sollevare domande perché in realtà sono sempre più sicuro di non voler rispondere. Al termine di questo particolare viaggio sento che tutto ciò che voglio evitare e farne un bilancio, affondare nell’introspezione.
Alla fine di cinque anni però mi accorgo che ciò che rimane è proprio l’essenziale: la sete di altre cose che non siano Prati tra Pellico e Cavour, la curiosità per gente che non sia la popolazione colorata e perditempo che vaga in questo angolo carico di linfa.
Ci si può (ci si deve?) definire orfani del Mamiani? Perché mai? Questo liceo e il tempo che ci abbiamo investito appare più un “purgatorio senza paradiso”: un processo di pulizia, di alleggerimento; in cinque anni viene dissolto ogni desiderio superficiale, ogni voglia che non sia genuina e sincera, senza mai promettere un giardino delle delizie però, senza ricompensa che non sia quella di avere finalmente una direzione.
All’orfano spaesato possiamo dunque contrapporre una più positiva visione di purgatorio, anticamera della vita autentica. Qual è, se c’è, il dono finale?
C’è ma non per tutti, e non ha valore esplicito quasi per nessuno, è solo tanta preziosa sete, fame onnivora, una necessità di camminare incessante e per questo inestimabile.
Grazie di niente e di tutto allora, buona estate
Eduardo Bifulco
Che anno particolare! Il Dislessico ha avuto un'incredibile spinta "green" quest’anno, dalla carta normale a quella riciclata e ora: senza carta! Non ti preoccupare, caro redattore, torneranno i giorni in cui dovrai, per una volta, essere puntuale davanti scuola a consegnare le copie, i giorni in cui gentilmente ne metterai una sui dizionari che gli studenti stanno faticosamente portando, insomma 50 grammi in più cosa potranno mai essere... In giorni in cui noterai la persona perfetta, quella che ti vede e terrorizzata distoglie subito lo sguardo, pensando a come potrà mai evitare il fatale incontro e intanto sposta gli occhi da te al compagno con cui stava parlando, accelera il passo, la chiacchierata, spera che possa superarti incolume, ma tu l'hai vista e, con sorriso beffardo, gli metti il giornalino proprio sotto al naso. I giorni in cui invece sarai preso da un'iperattività incredibile e correrai da una persona all'altra cercando di evitare il tuo professore di italiano che ti ha puntato neanche ci fosse una freccia neon ad indicarti, quello che piuttosto che metterti la sufficienza ti direbbe che hai sbagliato la punteggiatura...all'orale. I giorni in cui in classe ti torneranno a chiedere se conosci chi ha fatto il cruciverba perché tu possa farti dire le risposte. I giorni in cui sorridendo porgerai una copia a quella persona che te l'è venuta a chiedere o a quell'altra che si è fermata apposta. E con ciò saluto tutti quei lettori che ci hanno continuato a seguire e se non posso più ringraziarvi nel momento in cui vi porgo il Dislessico, lo faccio qui, grazie per aver sopportato con pazienza gli errori grammaticali, le frasi sconclusionate, questo testo sconclusionato, ma anche di aver letto i nostri punti di vista di averli apprezzati o criticati, di aver letto i nostri racconti con cui speriamo di avervi fatto vivere storie diverse!
Seila Ricciardella
Andrà tutto bene
Antonio Nicolini
Con la speranza di rivederci in autunno tra i corridoi di scuola, buone vacanze, riscopriamo le bellezze d’Italia
Edoardo Racchetti
Ho sempre desiderato avere la faccia tosta di chi è capace di bussare, come Lorenzo ed Eduardo, ad ogni classe del Mamiani (e sono davvero tante) per invitare nuove persone a partecipare a un progetto comune. In una situazione del genere, io avrei avuto lo sguardo fisso in basso e, nel migliore dei casi, avrei fatto scena muta, mentre loro hanno trasmesso un entusiasmo tale che, quel sabato, mi sono ritrovata subito lì, alla mia prima riunione del Dislessico. È stato bello incontrare, proprio nei primi giorni di scuola, quando ancora non conosci nessuno, persone con i tuoi stessi interessi e le tue stesse idee.
Soprattutto all’inizio, ci sono stati momenti, e non pochi, in cui ho avuto dubbi, incertezze e insicurezze. Ma persone come Lorenzo mi hanno sempre aiutata e consigliata.
Ho subito imparato che il Dislessico è uno spazio libero e aperto, dove si può passare da un ragionamento sul significato della parola Olocausto ai ritratti dell’America di Trump, da una riflessione sull’esperienza videoludica all’intervista ai ragazzi del cinema America.
Grazie ad Agnese e alla rubrica di Roma Bella, che mi ha fatta sentire subito parte del gruppo, nonostante io fossi in primo e lei all’ultimo anno; ho conosciuto da vicino una realtà, quella delle persone che ce la mettono davvero tutta per aiutare gli altri. Una realtà che ritengo necessaria, oggi come non mai.
Come probabilmente per molti altri, è stata dura superare lo sconforto provato di fronte all’improvvisa sospensione della vita, a causa delle misure di contenimento del Covid-19. Ma a darmi una mano c’è stato proprio il Dislessico. Una vera “boccata d’aria” è stata quando Eduardo mi ha proposto di collaborare con "Emergo", un progetto nato per unire virtualmente le redazioni di tutti i licei italiani. Ed è così che ho conosciuto Beatrice, una ragazza milanese, con cui ho condiviso una parte del mio lockdown.
Ci vediamo a settembre, spero non soltanto con i nuovi dislessici, ma anche con quelli che si stanno per lasciare alle spalle il liceo.
Anna Di Piramo
Non mi sarei mai aspettata che si concludesse così il mio terzo anno di liceo, purtroppo alquanto incompleto, privo di alcun festeggiamento e dei classici mi mancherai di fine anno. Tralasciando una leggera malinconia, auguro a tutti gli studenti una felice estate, sperando che a settembre si possa tornare alla normalità. Un saluto (a un metro di distanza naturalmente).
Comments