top of page

La Sonata a Kreutzer

  • Immagine del redattore: Il Dislessico
    Il Dislessico
  • 25 apr 2020
  • Tempo di lettura: 4 min

Di Emma Castaldo

Sonata a Kreutzer", romanzo breve di Lev Tolstoj, è la storia di un matrimonio turbolento e dell'uxoricidio che lo conclude. Questa storia è raccontata da Pozdnyšev, il colpevole, ad uno sconosciuto di cui non conosciamo il nome, durante un viaggio in treno. In aggiunta ai fatti concreti troviamo più che altro riflessioni di Pozdnyšev, coincidenti con le idee dell'autore, che sono un'aperta critica alla società russa di fine ottocento. La storia editoriale del libro non è infatti delle più semplici: venne inizialmente censurato, e poi pubblicato grazie a rapporti dell'autore con lo zar Alessandro III (che per questo venne criticato per la sua liberalità), ma ci volle comunque del tempo perché venisse pubblicato come libro a sé. Pozdnyšev, e Tolstoj attraverso di esso, condanna l'immoralità e la superficialità della società del tempo, e soprattutto come in essa la depravazione fosse normalizzata e considerata un atto pienamente morale. Tolstoj rifiutava completamente quella società, devastata da ogni punto vista, distrutta da una lunga serie di valori sbagliati: va contro, ad esempio, al cristianesimo moderno, considerandolo alla stregua di un vaccino contro la malattia corrispondente al cristianesimo "vero", ciò a riprova di come gli uomini tendessero a nascondere a se stessi l'immoralità delle proprie azioni, e di come fosse la coscienza a piegarsi alle esigenze umane e non il contrario come dovrebbe essere.

Attribuisce a ciò anche l'uso di sostanze stupefacenti: come scrisse in un articolo nel 1890 “non si può non capire che l'uso di droghe in quantità piccole o grandi, in modo periodico o costante, nei ceti alti o bassi è provocato da una sola causa: il bisogno di soffocare la voce della coscienza morale per non vedere la discrepanza tra la vita e le esigenze della coscienza razionale”, e poi “gli uomini non vogliono tanto che la coscienza lavori in modo giusto quanto che a loro sembri giusto quello che fanno, ed essi usano consapevolmente le sostanze che turbano il giusto lavoro della coscienza “.

“Sonata a Kreutzer” non è che un’altra delle sue critiche e Pozdnyšev, prima di commettere il delitto e riconsiderare la sua vita, è il simbolo di quello che Tolstoj condanna. Rappresentante dell’uomo medio dei ceti medio-alti, si dà alla depravazione fin da ragazzo credendolo normale e si sposa pronto a lasciarsi la sua vecchia vita alle spalle per iniziarne una nuova, più giusta, in nome dell’amore per la donna che sposerà. Ma quell’amore è in realtà inesistente, una comoda bugia che non solo Pozdnyšev, ma tutti gli uomini di quel tempo raccontavano a se stessi per rendere più nobile e giustificare una banalissima attrazione fisica. Sull'amore carnale Pozdnyšev si accanisce particolarmente: è un inganno, una trappola, una tentazione fatale che ci impedisce di raggiungere l'utopia divina. L'umanità potrà raggiungere il suo scopo solo liberandosi da tutte le passioni, e quella sessuale è la più forte di tutte. Poco importa se praticando la continenza il genere umano non avrà modo di continuare, perché che senso ha vivere una volta raggiunto il proprio scopo? Ora alcune delle idee di Pozdnyšev possono risultare un po’ assurde: il suo accanimento contro tutti i medici, la convinzione che il desiderio sessuale sia conseguenza di un’alimentazione esagerata, infine il suo ideale di realizzazione fortemente condizionato da ideali cristiani, sono pur sempre parole di un uomo che ha subito un grande trauma. Tuttavia, molte altre delle sue riflessioni non sono affatto fuori luogo anche se messe in relazione con il mondo di adesso. Il fatto, ad esempio, che sia così facile cadere nella trappola della sensualità a causa dell’influenza di una società spiccatamente maschilista, che oggettifica la donna e la considera strumento di piacere. La prevalenza di diritti ce l’ha l’uomo, tuttavia, proprio per questo, la donna domina. Avendola ridotta al grado di umiliazione più basso dal punto di vista sessuale, infatti, essa fa quello che può con la situazione in cui si trova, rigirandola il più possibile in proprio favore. “Ah, voi volete che siamo solamente oggetto di sensualità. Va bene, noi, come oggetto di sensualità, vi ridurremo in schiavitù”. Se le aspirazioni più alte che una donna può avere sono un matrimonio stabile e una bella famiglia, allora farà in modo di scegliere lei stessa chi sposerà. Mostrando e dicendo le cose giuste si renderà seducente agli occhi di un uomo a sua scelta, e questo crederà che la sua attrazione sessuale sia un vero e proprio innamoramento, e per giunta sarà convinto di essere stato lui a scegliere. Pozdnyšev ambisce alla parità tra uomo e donna. Ma per raggiungere quest’uguaglianza non è sufficiente lasciare che donne e uomini abbiano pari diritti sul piano lavorativo: bisogna che in primo luogo abbiano la stessa importanza dal punto di vista sessuale. Ad esempio, è inutile modificare l'educazione femminile e renderla più simile a quella maschile se poi le donne useranno le loro conoscenze solo per sedurre ulteriormente. Più una donna fa sfoggio delle sue conoscenze e dei suoi talenti, più un uomo sarà portato a credere di essere stato attratto esclusivamente dall’intelletto di lei, e non dal suo fisico. Tuttavia Pozdnyšev farà queste considerazioni solo dopo aver commesso il delitto, e intanto un ”innamoramento” del genere inganna anche lui, che di conseguenza si ritrova imprigionato in un matrimonio con la sensualità come unico appiglio per salvarsi dall'odio totale. Basta poco tempo perché si arrivi al punto che "non è più la discordia a produrre ostilità, ma l'ostilità a produrre discordia". Nessuno dei due, però, vuole ammetterlo, all’altro come a se stesso. In un suo diario, Tolstoj scrive: <<Ma quando cominceranno a vivere? tutto si fa non per vivere, ma perché così fa la gente per bene. disgraziati! e la vita non c'è. puzzo, pietre, lusso, miseria. dissolutezza>>. È proprio per questo, perché "così fa la gente per bene", che Poznyšev non riconoscerà che il suo matrimonio (e l'istituzione del matrimonio in generale, che tra l'altro secondo Tolstoj era indubbiamente anti-cristiana) è un atto vile, immorale ed eticamente sbagliato fino al compimento del delitto, e continuerà invece a considerarlo una cosa normalissima, pura. Viene poi scagionato dopo che al suo reato viene attribuito il movente della gelosia e del mantenimento del suo onore (aveva ucciso la moglie dopo averla scoperta con un altro uomo). Ma lo stesso Pozdnyšev afferma che ciò non è interamente corretto, che sì era geloso, ma che c'era di più. Questo doveva succedere. L'omicidio era l'unica conclusione coerente ad un matrimonio sbagliato fin dal principio, risultato delle pressioni di una società basata sulla finzione e sulla giustificazione della dissolutezza ad essa intrinseca.

Comentarios


bottom of page