Un Crimine in Tasca
- Il Dislessico
- 25 apr 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Di Seila Ricciardella
Che cosa c'è dietro ai nostri telefoni? Una connessione di reti, un mondo di dati per andare da una parte all'altra del mondo con un click. La possibilità di accedere a qualunque informazione, illimitatamente, la nostra realtà nascosta.
No. Io intendo proprio: cosa c'è dietro agli schermi dei nostri telefoni? Minerali.
In un cunicolo, con l'acqua alle ginocchia, si respira a malapena, non c'è luce se non quella della torcia. 14 ore al giorno. Spesso si muore. Sono le miniere sotterranee del coltan, nella Repubblica Democratica del Congo dal quale viene l'80% del coltan mondiale. E ancora, non un solo giorno di riposo, con delle palea mani nude, si scava nelle miniere a cielo aperto, dove lavorano centinaia di bambini.
"La gente ha paura di morire quando lavora e ha paura di morire di fame quando non lavora"
E nelle mani si ritrovano 3 dollari gli adulti, da mezzo a un dollaro i bambini, per un minerale più prezioso dell'oro che può arrivare a 50.000 dollari al kg sul mercato internazionale.
A Walikale, uno dei centri minerari più ricchi del mondo, le persone percorrono 80 km a piedi, con i carichi di pietre sulle spalle da 20 ai 40 kg, per 25 dollari.
Dal 1998 in Congo si conduce una sanguinosa guerra civile che si stima abbia fatto cinque milioni di morti e che è alimentata dal commercio illegale del coltan, "il minerale insanguinato", controllato da milizie paramilitari legate ai " signori della guerra" e finanziate sottobanco dalle compagnie minerarie estere. Il minerale viene venduto e in cambio si ottengono le armi.
"I signori della guerra" contrabbandano il Coltan attraverso il Rwanda, a Kigali, dove può essere venduto in maniera pulita, poichè lì non sono mai stati registrati casi di sfruttamento minorile nelle miniere di coltan, semplicemente perchè lì il coltan non c'è.
Kahuzi-Biega, in Congo, è una delle ultime foreste primordiali del pianeta, l'habitat è stato distrutto e i gorilla sono stati uccisi, si trovano sull'orlo dell'estinzione; da quando lì è stato scoperto del coltan, la situazione è peggiorata e a proteggere questo territorio geande 6000 km², ci sono solo 20 guardie disarmate.
Così, noi, contribuiamo alla devastazione di questo Stato, la nazione con il sottosuolo più ricco, ma tra i più poveri. Avete deciso di cambiare telefono? Vi siete chiesti l'altro che fine farà? Dunque imbarchiamoci in uno dei 500 container carichi di spazzatura che ogni mese partono dalle diverse parti del mondo industrializzato (tra cui l'Italia) e attracchiamo nel porto dei rifiuti elettronici (RAEE): il Ghana. Ma Ghana e Nigeria sono solo i due più grandi destinatari, Costa d’Avorio, Repubblica del Congo, Cina, Hong Kong, Pakistan, India, Bangladesh e Vietnam non si sottraggono alla lista. Circa il 70% dei rifiuti RAEE seguono le rotte illegali.
In Ghana non ci sono impianti di riciclaggio, solo il 10-15% viene recuperato, il resto viene distrutto in discariche come quella di Agbloboshie, la discarica illegale più grande dell'Africa, che si è andata espandendo lungo la sponda del fiume, fino al mare. Qui lavorano 70.000 persone tra cui ragazzi e bambini, avvolti tutto il giorno dalle nubi di diossina provenienti dalle plastiche bruciate, senza protezioni, inalando le sostanze tossiche che i RAEE contengono: cadmio, piombo, mercurio.
Tutti si ritrovano così ad avere alti livelli di metalli pesanti nel sangue. Non sono solo le vite umane ad essere messe a rischio, ma anche tutto l'ambiente circostante. I veleni finiscono nel fiume e nelle falde acquifere, la plastica galleggia sull'acqua, il mare è nero, torbido e le reti pescano rifiuti, le sostanze tossiche finiscono negli alimenti e così tornano nelle nostre vite.
Oggi, siamo tutti complici di questi crimini.
C'è però qualcuno che ha cercato di cambiare le cose: Fairphone, un'azienda produttrice di smartphone che utilizza materiali riciclati e provenienti da fonti equosolidali, ne promuovono il riuso e la riparazione, sono in contatto con le comunità fornitrici e cercano di garantire le migliori condizioni lavorative.
Dovrebbe essere nostro dovere informarci su ciò che acquistiamo.
La prossima volta che esce il nuovo modello di un telefono o che decidete di cambiarlo perchè "obsoleto", pensiamoci prima di dire: «lo voglio».
Picture by Muntaka Chasant - Own work, CC BY-SA 4.0,
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