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Sport Costretto all'Angolo: Bisogna Migliorare la Difesa

  • Immagine del redattore: Il Dislessico
    Il Dislessico
  • 25 apr 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Di Nicole la Terza

Il COVID-19, anche noto come Coronavirus, è stato identificato per la prima volta all’inizio del 2020, dalle unità sanitarie della città di Wuhan (Cina). Si tratta di una malattia infettiva respiratoria, causata dal virus SARS-CoV-2. Sebbene a primo impatto possa essere ricondotta ad una semplice influenza stagionale, si contraddistingue da quest’ultima per l’alto tasso di contagiosità e per la sua aggressività virale. Per questo motivo, per prevenirne la diffusione, i governatori di tutto il mondo hanno imposto varie misure ristrettive, tra cui il divieto di assembramento e l’obbligo di distanziamento di almeno un metro gli uni dagli altri. Queste direttive hanno assestato un duro colpo al mondo dello sport, costretto al rinvio o, in casi estremi, all’annullamento di ogni forma di evento sportivo. Su questa stessa lunghezza d’onda ha proceduto il CIO (Comitato Internazionale Olimpico) decidendo la posticipazione dei Giochi di Tokyo al 2021. La capitale non è estranea a questa situazione, già una volta, infatti, nel 1940 era stata costretta a rinunciare allo svolgimento delle Olimpiadi a causa dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Naturalmente il CIO ha preferito il rinvio piuttosto che l’annullamento dei Giochi Olimpici per motivazioni di carattere prettamente economico: la cancellazione avrebbe implicato un danno di oltre 38 miliardi di euro e la bancarotta per oltre 18 Federazioni internazionali. Questa scelta ha comportato ugualmente un grave nocumento per il Giappone, costretto a fronteggiare una perdita stimata di 6 miliardi di euro, dovuta ai contratti con gli sponsor e le televisioni, nonché alla vendita delle abitazioni degli sportivi nel villaggio olimpico.

Dall’altra parte, vi sono ripercussioni anche sugli atleti. In alcuni casi positive, ad esempio per chi è vittima di infortuni sarà possibile riprendersi in vista del prossimo anno, ma per la maggior parte negative, non solo per coloro che sono giunti al termine della loro carriera, ma anche perché non è detto che tutti gli altri sportivi riescano a mantenere le loro prestazioni anche per l’anno avvenire. Alcuni atleti, inoltre, potrebbero soffrire di eventuali complicazioni psichiche, in quanto non è certo che riescano a reggere il carico emotivo per un altro anno.

Anche gli altri enti sportivi stanno cercando delle alternative per la ripresa delle competizioni. La serie A di calcio, per esempio, spererebbe di riprendere gli incontri verso il 27 o il 28 maggio, con l’assenza di spettatori. Questa modalità dovrebbe protrarsi fino a Natale. Dello stesso avviso sembrerebbe l’NBA (National Basketball Association) che ha programmato di riiniziare a porte chiuse il campionato intorno a metà giugno. Il tennis, al contrario, per evitare di dover rinunciare al pubblico, ha in mente di recuperare i tornei di aprile e maggio intorno a settembre. Il Roland Garros dovrebbe tenersi, pertanto, all'incirca il 20 settembre (una settimana dopo l’US Open), accompagnato successivamente dagli ATP 1000 di Madrid e di Roma.

La situazione è naturalmente più complessa per quanto riguarda gli sport a squadre in cui il contatto fisico è parte integrante del gioco: rugby, football, hockey sul ghiaccio, lacrosse, ecc. La Fir (Federazione Italiana Rugby) ha deciso, infatti, di terminare definitivamente il campionato italiano di rugby. Lo stesso vale per l’hockey. Il presidente della Federghiaccio, Andrea Gios, ha annullato il campionato e la stagione dell'hockey.

Se l’obiettivo delle organizzazioni sportive è quello di far ripartire le competizioni, non sembrerebbero dello stesso avviso gli atleti, come dichiarato dalla campionessa italiana di nuoto Federica Pellegrini: “In questo momento siamo tutti fermi, dagli sport individuali a quelli di squadra: per noi più che tornare a gareggiare sarebbe invece importantissimo tornare ad allenarsi.

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