top of page

Epidemia di Disuguaglianze

  • Immagine del redattore: Il Dislessico
    Il Dislessico
  • 25 apr 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Di Antonio Nicolini

Di fronte all’emergenza del Coronavirus i governi si sono trovati costretti a scegliere tra “la borsa o la vita”. Inizialmente, intimoriti dall’impatto economico del lockdown, alcuni esecutivi hanno evitato misure di contenimento, tutti cambiando successivamente idea (almeno in parte). Altri hanno dato priorità alla salute dei cittadini, provando ad attutire gli effetti del blocco.

Il COVID-19 dilaga nel mondo e, come in ogni crisi, le disuguaglianze si stanno accentuando.

L’impatto su una parte della popolazione economicamente attiva è drammatico. I lavoratori autonomi che non possono esercitare il proprio mestiere in smart working sono fermi da più di un mese: imprenditori, commercianti, artigiani e liberi professionisti (in molti casi con persone alle loro dipendenze) hanno azzerato o fortemente diminuito gli introiti. L’indennità di 600 euro (800 nei prossimi due mesi), la cassa integrazione per i dipendenti e il rinvio delle scadenze fiscali possono provvisoriamente tenere a galla un’impresa, ma non riusciranno ad impedire un ristagno economico a lungo termine. L’Italia per giunta, con all’incirca 3,7 milioni di lavoratori in nero (ISTAT), avrà a che fare con un’ulteriore problematica.

Sono 7,8 milioni di lavoratori a casa, ma molti impieghi che continuano ad essere svolti hanno un alto rischio di contagio: in ambienti lavorativi come fabbriche o supermercati le misure sanitarie non sono sempre adeguate ed è estremamente mantenere la distanza di sicurezza.

Trovarsi h24 nelle proprie abitazioni porta ad ulteriori disparità. A seguito della chiusura totale degli istituti scolastici c’è stato il conseguente avvio delle lezioni online; la disponibilità di strumenti e connessioni adeguate è diventata indispensabile per proseguire il proprio percorso didattico. Secondo il Ministero dell’Istruzione mezzo milione di studenti non ha avuto accesso ai corsi online. Le situazioni familiari problematiche esasperate a tal punto possono dare origine a ricadute psicologiche che nel migliore dei casi hanno come sintomo lo stress, nel peggiore la depressione.

Le richieste di aiuto per violenze domestiche sono aumentate del 74,5% (centri antiviolenza D.i.re).

A livello globale, secondo una stima dell’OIL (Organizzazione internazionale del lavoro), il blocco ha interessato l’81% della forza lavoro ed avrà un impatto considerevole su 195 milioni di lavoratori a tempo pieno.

Gli USA non hanno un sistema sanitario pubblico; chi non può permettersi un’assicurazione sanitaria e non ha un lavoro con il quale ottenerla non viene curato. Washington sta cercando una soluzione, vista la criticità della minaccia. Su questo tema gli States hanno un problema di fondo (culturale), che ora viene egoisticamente considerato: un contagiato a cui è stata negata assistenza medica diventa un pericolo per la collettività. Chi ne aveva bisogno in passato non è mai stato assistito, adesso non lasciare indietro nessuno è inevitabile.

Nei paesi del “terzo mondo” le conseguenze della pandemia potrebbero essere catastrofiche.

Evitare assembramenti è impossibile, così come lavorare da casa. Anche avere una casa per molti lo è. I sistemi sanitari sono precari e in alcune zone l’unica assistenza fornita è quella delle organizzazioni internazionali e delle ONG. Il lockdown sta congelando molti progetti di sviluppo e rallentando i flussi degli aiuti. Inoltre in questi paesi il freno delle attività economiche per la popolazione più povera può voler dire fare la fame. Non che in Occidente non si rischi la fame: a Roma la Protezione Civile sta distribuendo 45mila pacchi alimentari ed a New York la chiusura delle scuole e delle loro mense ha significato la perdita dell’unico pasto sicuro per molti studenti.

Per riuscire a debellare il Coronavirus e ad arginare le sue conseguenze, i paesi ricchi dovranno aiutare quelli poveri.

Comments


bottom of page