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Decreto? Rilancio!

  • Immagine del redattore: Il Dislessico
    Il Dislessico
  • 4 giu 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Di Leos Crosta

Il 19 maggio di quest'anno è entrato in vigore, per volontà del Consiglio dei Ministri, il cosiddetto "Decreto Rilancio"; un decreto che, come suggerito dal nome, sarà utile per dare man forte a tutti quei lavoratori, quelle famiglie e quegli imprenditori che hanno risentito considerevolmente della crisi pandemica. Il decreto è imbottito di bonus come di edulcoranti lo è una bibita gassata e alcuni fanno già parte di un quadro futuro di lunga veduta, in quanto non sono solamente indispensabili al giorno d'oggi ma potrebbero essere molto utili anche per gli anni a venire. Ad esempio, tra i vari provvedimenti adottati dal Parlamento ve n'è uno riguardante la regolarizzazione di colf, badanti e braccianti agricoli; un'iniziativa che potrebbe porre fine al lavoro in nero o, meglio ancora, allo sfruttamento dei lavoratori che operano nel settore agroalimentare. Insomma, si tratta di una manovra di buon senso più che di un semplice espediente per far fronte all'odierna crisi economica. Eppure c'è chi, dal canto suo (quello della becera opposizione), non condivide diversi punti del decreto: si tratta ovviamente del solito Salvini, il quale, come da prassi, alle proposte del Premier risponde con la durezza che da sempre caratterizza la sua persona, occultata da un altrettanto frequente falsa diplomazia. Il leader della Lega ha insistito sul fatto che "nel rivolgersi al popolo bisogna essere più diretti e chiari". Sicuramente un decreto costituito da oltre 250 articoli e da più di 500 pagine non si legge come una favola di Esopo; ma di questo lo stesso Conte se n'è reso conto. È più grave però l'accusa rivolta al Primo Ministro da parte di centinaia di lavoratori, oltre che dallo stesso Salvini, per la quale "sarebbero bastate meno regole, più semplici, e che avrebbero soddisfatto più persone". Ebbene, sembra proprio che "il debole" le abbia sentite davvero di ogni nel corso dei due anni durante i quali ha rivestito la carica di Primo Ministro: dall'essere ritenuto un "criminale che antepone il proprio bene a quello del popolo" dalla Meloni, all'appellativo di "esperimento mal riuscito" assegnatogli dal leghista Bagnai, fino a essere reputato sostanzialmente come un incompetente nel suo mestiere. Bisognerebbe piuttosto riflettere sul fatto che un decreto così scrupoloso non sia stato ideato da un tiranno al fine di desumere un qualche tornaconto personale (se non forse quello di concedersi qualche ora in più di sonno). Bisognerebbe pensare che sebbene, essendo l'Italia un paese democratico, l'opposizione sia cosa ben accetta, non è tuttavia plausibile che questa sia colma di contraddizioni e soprattutto che non ponga un obiettivo alla sua denuncia, se non quello di raccattare voti. Invece, la critica del signor Salvini appare prevedibile e non offre soluzioni alternative all'operato di Conte; il "bene degli italiani" dev'essere supportato con azioni concrete, che vadano oltre al pensiero utopico. Ed è proprio per questa ragione che il Presidente del Consiglio ha pensato bene di levare dalle rotaie quel masso che sta ostacolando la corsa del treno dell'economia, assistendo gli

italiani a suon di miliardi, distribuiti sotto forma di bonus. Insomma, la speranza che ci deve ammantare non dovrebbe essere quella di veder fare al nostro Premier la fine della dignità salviniana, e quindi capitombolare , bensì quella che un Governo tanto autorevole quanto autoritario possa sopravvivere ancora a lungo nella giungla italiana.

 
 
 

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